Tuesday, June 5, 2012

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Di nuovo a casa. A volte m'assale la tristezza, ma poi capisco che il mio problema è questo: oscillo tra due opposte visioni della mia vita, senza riuscire a capire se almeno una delle due sia oggettiva. La prima è quella che mi provoca tristezza: mi vedo sola, circondata sì da amici, ma da amici che, per quanto mi vogliano bene, mi considerano sempre la seconda scelta; priva di aspirazioni e di futuro; una delusione per tutti coloro che mi conoscono; non apprezzata, come se non fossi una persona con cui vale la pena approfondire. Insomma, mi vedo come un grosso fallimento con una vita vuota, costretta a rifugiarsi nelle vite (fittizie e non) di altri che invece vivono pienamente, "succhiando il midollo della vita". Poi mi ridimensiono, e mi rendo conto che sì, non avrò una vita frenetica; sì, non avrò un ragazzo; sì, per alcuni amici probabilmente non sono la prima a cui telefonerebbero; ma perchè mi svaluto completamente e mi precludo qualsiasi possibilità? Perchè devo sempre partire dal presupposto che le persone mi troveranno strana, o antipatica, o mediocre? Va bene, forse non sono particolarmente brava a creare legami, ma dovrei accontentarmi di quelli che ho, e soprattutto accettare il fatto che non si può essere Daria e Heather contemporaneamente. Giusto? Ho le stesse possibilità delle altre persone. Devo imparare ad amare me stessa. Suona come una frase che hai sentito mille volte, lo so, ma ci credo fermamente: amare te stessa, poi gli altri. Vorrei andare a dormire e risvegliarmi cresciuta, una donna e non più una bambina. Mi risollevano (nel vero senso della parola: mi innalzano, mi avvicinano al cielo) alcune cose: guardare film ambientati nei college in epoche precedenti (prossimamente St. Trinian's), guardare film e basta, gustarmi un po' di tranquillità, leggere Kundera, rivedere gli amici, crogiolarmi in alcune fantasie, passare del tempo con la famiglia, fantasticare su Mosca, Praga e Budapest... Se non altro, qualcosa in un anno passato fuori casa l'ho imparato: ora se mi rendo conto all'ultimo che indosso una maglia stropicciata non devo tormentare mia mamma, ma riesco a destreggiarmi con il ferro da stiro; non metto più tutto tutto tutto in lavastoviglie; so fare il bucato senza che le mutande diventino fucsia; faccio la spesa con più ratio; so pulire all'incirca qualsiasi cosa (prima riuscivo a pulire il pavimento con il mocio senza strizzarlo...); so affrontare una prova senza stressarmi eccessivamente e con una preparazione adeguata; so cucinare qualcosa in più; so relazionarmi con un professore, dal basso dei miei diciannove quasi venti timidi e insicuri anni; so fare amicizia con meno pregiudizi (ma non sono diventata il dottor Havel, non prendo tutto). Se non son soddisfazioni, queste...