Wednesday, September 14, 2011

"I love beauty. It's not my fault."






Oggi sono a secco di energia: ho indugiato a letto fino all'una, avvolta nel mio piumone soffice e difficile da abbandonare; mi sono fatta un uovo, ne ho mangiato metà e mi sono adagiata sul divano per finire di vedere "The September Issue". Siccome mi mancava una ventina di minuti, presto mi sono trovata punto a capo, senza nulla da fare: potevo recuperare Il giardino dei Finzi-Contini, ma chissà dov'era... Poi, però, ho pensato che valeva la pena di restare nello stesso ambito e acculturarmi un po' sui fashion-related documentari che mi sono persa; e da dove iniziare se non dal maestro, il più grande couturier italiano, il genio Valentino Garavani? "The Last Emperor" è un documentario splendido: prima di tutto perchè lo sguardo del regista si inoltra ovunque e il suo orecchio origlia conversazioni anche sgradevoli, discussioni, frecciatine; poi, e soprattutto, per la bellezza di cui è imbevuto. Credo che la bellezza sia veramente la base di tutto ciò che Valentino ha creato, della sua persona e di tutto ciò di cui s'è circondato: del resto, lasciava tutto ciò che c'era di problematico a Giammetti (anche se certo non gli lasciava carta bianca) e si ritirava nel suo mondo fatato, dove tutto era bello e raffinato e non c'era spazio per le questioni organizzative o quelle finanziarie. Un personaggio pieno di sè e decisamente esigente, ma che ha fatto tanto, tantissimo per il mondo della moda. Apprezzo di lui il fatto che non si sia mai discostato dalla sua visione, che non abbia scelto di commercializzarsi e abbandonare l'alta moda ma sia rimasto sui suoi passi, continuando a sfornare una creazione di haute couture più bella dell'altra, dei veri capolavori di eleganza che, però, certo non andavano di pari passo con le esigenze del mercato - vestiti da principessa, che giusto Uma Thurman e Anne Hathaway possono indossare sul tappeto rosso. Il film è strepitoso, e vale la pena d'esser visto solo per l'indescrivibile spettacolo finale, organizzato al Tempio di Venere in occasione del suo (loro) quarantacinquesimo anno di attività (vedi foto).

Di seguito un'intervista con Matt Tyranuer, regista del film:

how did the idea for this film came about?

I have been looking for a willing subject for a film for years. When I met Valentino, having been sent to interview him for a Vanity Fair feature, I saw a character who was a strong candidate for the big screen. He’s an icon, and a creative genius, and a larger-than-life figure who lives a kind of bubble life—he exists in a special world, where perfect living is the name of the game and he does it very well indeed. When in Rome, I also was surprised to find TWO people: Valentino and his partner in business (at, at one time, in life) Giancarlo Giammetti. They have a relationship unlike any I have ever seen before. It’s unique. People frequently say, Valentino and Giancarlo, it’s like a marriage. Well, I’d say it’s MORE than a marriage. It’s a supernatural bond that has lasted for 50 years. They are part of the same person, really. So close, and so inter-dependent, I wanted to try to capture that friendship on film. That is what the movie is really about: Fashion is the backdrop. It’s a kind of relationship movie, a love story, if you will.

elaborate a bit on your approach to making the film.

Anyone who makes a direct cinema move is indebted to the Maysles brothers. I admire their movies very much, and, especially “Grey Gardens.” I have a wonderful, brilliant friend and editor at Vanity Fair, Wayne Lawson, who has for years helped me make stories clear and clean, and who believes in letting the story tell itself. Letting people talk is a great way to get a story across, and then taking away the excess to pare it down. Wayne once mentioned that he thought that “Grey Gardens” was the model for this kind of story telling, and I agree with him. The Maysles let Big and Little Edie tell their story in the most elegant way. Graydon Carter, another amazing mentor, used to tell me “just let them talk” before going to report a story. Great advice.

what were some of the biggest challenges you faced in developing the project?

The stars of this movie are major figures and Valentino commands star treatment, and deserves it. He’s an icon. As can be seen in the movie things did not always go smoothly on the set, and I included some of the cyclone-force tantrums on screen. It makes Valentino more human. He is a hand full, and there was no reason to hide this, because it’s part of the process and it’s part of who he is. He is a very nice man, and a genius at his art. But he is also a perfectionist and he has the disposition of a – as he would say – the toro, the bull, his star sign. So, you get these heated moments. He and Giancarlo also fight, like all great partners. We have some prime examples of that as well on film. So, they were a challenge to work with and it took a lot of time and work to get to where we wanted to go.

how was the film financed? Private equity. We were very lucky to have great financiers.

Matt Tyrnauer is a New York-based writer and filmmaker. He has worked for Spy magazine and The New York Observer, and is currently Special Correspondent of Vanity Fair. His book Una Grande Storia Italiana: Valentino Garavani was published by Taschen in 2007. Valentino: The Last Emperor (08) is his first feature documentary.

Sunday, September 11, 2011

Changes.

Pochi, veramente pochi giorni prima del grande trasferimento. Sono su di giri, ovvio, ma anche un po' preoccupata, piena di dubbi ed incertezze a proposito di qualcosa che ho sognato per anni e che si sta concretizzando. Non fraintendetemi, sono way excited: finalmente nuovi stimoli! Chissà che, finalmente, verranno prima le cose da fare, susseguendosi in un flusso continuo di giornate, anzichè le giornate, da riempire con le cose per ammazzare il tempo o perlomeno per sentirsi normale. Non resterei a casa: troppo strana la casa con me e mio padre. C'è una sensazione di disagio nell'aria: suo, che cerca di essere più o meno gentile senza riuscirci; io, che cerco di essere più o meno gentile senza riuscirci. Conversazioni smozzicate, esclamazioni entusiaste che non ricevono risposta, dire di aver visto uno splendido film senza che l'altro ti chieda nemmeno "Cos'era?", non capirsi. Voler guardare un film dall'inizio alla fine, con le luci spente e una vaschetta di gelato, e invece fare zapping continuo dalla partita a due film senza rispondere alla voce che ti spiega chi sono i personaggi principali. Apparecchiare, sparecchiare, lavare il lavandino e portar giù la spazzatura, e invece andare al bagno e versarsi un goccio di rum. Non è che io non sia riconoscente a mio padre: se vado a studiare a Venezia, se faccio le vacanze, se ho la possibilità (non sfruttata) di andare a New York, se per la mia età ho visto una buona fetta di mondo, se l'altro ieri ho acquistato un delizioso montgomery, se non lavoro nè faccio chissà quale economia (ma dovrei e dovrò) è grazie a lui, che davvero vuole offrirci tutto ciò, e davvero gli interessa investire sul nostro futuro. Eppure, se mi guardo indietro l'unica cosa per cui riesco a ringraziarlo sono i soldi, i soldi, i soldi. Mai una volta che mi stia ad ascoltare, mai una volta che io avverta un minimo interesse da parte sua verso i miei discorsi o la mia persona.. So bene che non mi crede un granchè. Lui si sforza d'esser gentile ogni tanto, e io lo stesso, ma è tutto troppo finto, sforzato, per l'appunto. Ecco perchè non vedo l'ora di essere lì e non sentire più le lamentele di mia madre su mio padre e quelle di mio padre su mia madre, discorsi di soldi e compagnia bella. Ora mi trasferisco e sarò un'universitaria in piena regola, a Venezia per di più. Non posso credere di avere la fortuna di studiare in un posto così bello, non m'importa un fico secco dei locali o della vita notturna- è Venezia, diamine! Uscire a farsi un giro la sera e camminare lungo i canali, andare alla Biennale, andare a teatro, partecipare alle cinquemila conferenze (Jean-Luc Godard arrivo), correre da una sede all'altra, Venezia d'inverno, Venezia di sera e Venezia alle sette di mattina, come quando Woody fa jogging stalkando la Roberts più di quanto faccia io con un certo H.C., etc etc. Passa tutto in secondo piano quando mi rendo conto di dove sarò: ansie, paure, preoccupazioni, paranoie... Spero di essere, in qualche modo, una persona migliore. Un po' mi guardo indietro e temo per mia mamma che lascio "sola" (non è vero non lo sei), per i miei amici che abbraccerei tutti forte forte, per mia sorella a cui dovrei spedire una mail di chiarimento e scuse. Solo il tempo...